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PIEROSARA

Pierosara è una piccola località del Comune di Genga di 80 abitanti che sorge su un colle a 394 metri s.l.m situato in una eccezionale posizione dall’indiscussa bellezza paesaggistica all’interno del Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.


Info Point

Orari Aperto 24/24 h 7/7 gg

Indirizzo Località Pierosara, Genga AN

Tel +39 0732 90090

PIEROSARA
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PIEROSARA

Castrum Petrosum

Le origini di Castrum Petrosum, antico nome di Pierosara, sono difficilmente ricostruibili. Vista la posizione strategica su di un colle a ridosso di due gole, quella di Frasassi e della Rossa, da cui era facile il controllo delle vallate del Sentino e dell'Esino, non è da escludere che gli abitanti di Tuficum, una delle quattro città di epoca romana dell'alta valle dell'Esino, cominciarono a costruirvi le prime strutture difensive e di avvistamento.

Dopo la colonizzazione romana e il periodo buio delle invasioni barbariche, i Longobardi, con la costituzione del Ducato di Spoleto, posero come punto nevralgico di confine il Castello di Pierosara. La prima memoria certa si ricava da un diploma imperiale di Ottone II del 3 febbraio 981, che concesse al castello sovranità feudale su un ampio territorio circostante comprendente anche il fabrianese. I feudatari longobardi, convertiti al cristianesimo favoriscono, fin da prima dell'anno 1000, l'insediamento dei Benedettini e lo sviluppo delle abbazie. I feudatari del Castello di Pierosara, che si attengono alle leggi longobarde fino al XII secolo, si appoggiarono alla Chiesa nella persona degli abati di San Vittore alle Chiuse. Grazie a questa politica, riuscirono a conservare autonomia e privilegi fino al periodo dell'età comunale. L'Abbazia di San Vittore, non riuscendo più ad opporsi all'ormai fiorente Comune di Fabriano, per una pacifica convivenza, nel 1212 assoggettò ad esso il castello. Lo stesso Comune di Fabriano, interessato evidentemente alla posizione strategica, acquistò definitivamente il castello nel 1298 e nei secoli successivi conservò con cura le mura, il "palatium" del feudatario e la torre.

La successiva decadenza del potere comunale, provocò un forte indebolimento della struttura sociale ed economica. Pierosara tuttavia conservò una propria autonomia fino all'avvento del Regno d'Italia, ciò confermato anche dall'uso di un proprio sigillo: una croce latina che si eleva su una linea orizzontale con sotto scritto S.P.S. (Sebastianus Patronus Sanctus). Lo statuto del Castello doveva essere ratificato ogni tre anni dalla magistratura fabrianese e il governo era affidato ai “Capoquattro”, quattro uomini eletti ogni due mesi per estrazione dal bussolo.

Nel 1860, con la costituzione del Regno d'Italia, Pierosara venne accorpata al comune di Genga perdendo ogni autonomia amministrativa.

PIEROSARA
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La Leggenda di Piero e Sara

Si narra che il Conte di Rovellone, feudatario del Castello di Rotorscio, conobbe una fanciulla di nome Sara abitante a Castel Petroso. Affascinato dalla bellezza della giovane, s'innamorò di lei, ma decise di rapirla poiché era promessa sposa ad un altro castellano di nome Piero. Una notte, il feudatario s'introdusse all'interno del castello e riuscì nel suo intento. Tuttavia gli abitanti del luogo si accorsero subito del misfatto e per evitare il peggio chiusero le porte di accesso e iniziarono una violenta battaglia contro i cavalieri seguaci del conte di Rovellone. Durante la rissa, il conte, vistosi alla resa, uccise la bella Sara che teneva fra le braccia. Sopraggiunto Piero piombò addosso all'uccisore, il quale, brandendo una scure, colpì anche lo sfortunato giovane che cadde morente vicino alla sua giovane amata e con un ultimo abbraccio le spirò accanto. Per ricordare questo triste avvenimento, Castel Petroso, da quel giorno, assunse il nome di Pierosara.

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